Le cose non sono come sembrano by Paolo Legrenzi

Le cose non sono come sembrano by Paolo Legrenzi

autore:Paolo Legrenzi [Legrenzi, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2023-07-17T22:00:00+00:00


3. La guerra non sembra quello che è

Entrambi i fenomeni presentati nel paragrafo 1 di questo capitolo evidenziano un forte scarto tra le cose come sono e le cose come sembrano. Ma è il secondo dei due, quello relativo alla guerra, il fenomeno in cui tale scarto si manifesta in modo profondo e costituisce un cambiamento di prospettiva epocale rispetto alla concezione della guerra condivisa dai più in passato.

Esaminiamo i meccanismi che hanno generato questo cambio di prospettiva e le sue implicazioni.

Torniamo agli anni Cinquanta: «L’uomo ha perso la capacità di prevedere e prevenire; finirà per distruggere la Terra». Queste le parole pronunciate nel 1953 da Albert Schweitzer, il grande pensatore premio Nobel per la pace. Le esplosioni delle bombe atomiche nell’atmosfera stavano diffondendo radiazioni e sostanze cancerogene su tutto il pianeta (per un approfondimento di tale punto e la citazione di Schweitzer, cfr. Carson, 1999, p. 19).

Malgrado il pessimismo di Albert Schweitzer, e la denuncia della presunta perdita delle facoltà predittive, l’evoluzione in realtà non ha mai dotato la specie Homo sapiens delle capacità di prevedere e prevenire. In effetti esse implicano un arco temporale lungo, proiettato cioè in un futuro non prossimo. Si tratta di dotazioni cognitive inutili in un mondo come quello che ci siamo lasciati alle spalle solo da qualche migliaio di anni. Al contrario, i nostri antenati cacciatori-raccoglitori vivevano, per così dire, alla giornata.

Immaginiamo che l’esistenza della nostra specie sulla Terra sia concentrata nel tempo così da occupare una sola giornata, e non un arco di circa duecentomila anni. Soltanto nel corso di un intervallo inferiore all’ultimo minuto di questa immaginaria giornata di Homo sapiens, gli ambienti di vita delle società avanzate sono cambiati radicalmente. Cambiati cioè nel senso che è divenuto di grande vantaggio per l’uomo esser capace di fare previsioni e attuare prevenzioni consapevoli. Previsioni e prevenzioni consapevoli proiettate sui tempi lunghi nel futuro, persino al di là di una generazione. Ragionando e agendo in funzione di quello che sarà il mondo dei nostri figli, nipoti e pronipoti, saremo lungimiranti, proprio come auspicava Albert Schweitzer. Gli scenari demografici, i mutamenti climatici, la biodiversità, la caduta delle nascite nel nostro paese, l’allungamento della vecchiaia e il conseguente incremento delle malattie neuro-degenerative sono fenomeni complessi che richiedono la progettazione e l’esecuzione di eventuali rimedi sui tempi lunghi. In precedenza gli ambienti di vita erano rimasti invariati, pur con grandi mutamenti climatici, per centinaia di migliaia di anni. Immutati e stabili, beninteso, dal punto di vista della mancata necessità del possesso di una dote come la lungimiranza. A quei tempi la lungimiranza sarebbe stata superflua, come si evince dalla dotazione cognitiva selezionata dall’evoluzione per affrontare le sfide con cui si confrontavano i nostri antenati lontani, diretti e indiretti, per esempio i Neanderthal.

Quando Schweitzer pronunciò quelle parole, settant’anni fa, le due grandi potenze antagoniste nel mondo erano già entrambe dotate di ordigni nucleari.

Agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso, i politici e i militari statunitensi affidarono all’economista Thomas Schelling, insieme a un gruppo di esperti che



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